La mia prima volta in Grecia risale al 1986, una vacanza itinerante con i miei genitori a zonzo nel Peloponneso. Avete presente quelle estati spensierate da bambini? Libertà, entusiasmo, risate. Momenti impagabili che ti segnano per la vita. Fra i miei obiettivi di bimba alle elementari c’era, oltre al divertimento, il desiderio di vedere ‘da vicino’ quello che avevo studiato sui libri. Ecco perché a Sparta, Micene e Atene abbiamo passato diverse giornate e scattato centinaia di foto.
Affascinata dalla storia degli antichi greci mi sono appassionata agli stili architettonici e -come spesso accade-in spiaggia mi cimentavo in castelli di sabbia. Fra le onde che si infrangevano sulla riva ho cominciato a raccogliere sassi di ogni tipo. Grandi, piccoli, lisci , bianchi, neri. In poco tempo è diventata una collezione. Una passione coltivata negli anni e al mio ritorno a casa tutte le pietre finivano in una scatola a strisce bianche e blu. Ma quello che vi voglio raccontare è davvero incredibile: me lo sono ricordata solo anni dopo, perché mia madre me l’ha fatto ricordare.
Fra tutti quei sassi ne avevo scelto uno. Lo avevo messo su una mensola vicino a delle cornici;era chiaro e molto liscio. Lo avevo trovato sulla spiaggia di Tolo, vicino a Nauplio sempre nel Peloponneso. Non so perché ne ero così affezionata ma non lo spostai per anni. Aveva una scritta con un pennarello nero alla quale non avevo mai prestato molta attenzione perché era in greco. Se ne è accorta mia madre e me lo ha ricordato. Su quel sasso che raccolsi nel 1986 c ‘era scritto: πάρος. Paros.
Ho cercato e ricercato in casa, in tutti i posti possibili. Purtroppo non lo trovo più ma lo ricordo così bene… prima o poi salterà fuori da qualche angolo. La casa non ruba, nasconde.
Intanto vi lascio la foto di questi altri sassi dove il mio bimbo e i suoi amichetti l’estate scorso hanno lasciato il loro ricordo.
Se andate alla spiaggia di Palm Beach, li troverete lì. Un sasso è per sempre.