“Non si può essere infelice quando si ha questo: l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria, il vento”. (Irène Némirovsky, poetessa francese morta ad Auschwitz nel ’42)
Non sono mai stata a Paros in questo periodo, ma la riesco ad immaginare grazie ad una signora italiana. Quest’estate abbiamo cenato nel suo ristorante a Naoussa. Lei vive da tempo sull’isola e ci resta anche quando tutti se ne vanno. “Rimaniamo davvero in pochi- mi raccontava- ma teniamo il locale aperto, solo il salone con il caminetto. Verso sera arrivano pescatori e gente del posto a bere un bicchiere di vino, un ouzo o una mastika.
Chi fuma la pipa chi il sigaro. Si sta insieme, senza tv, e si chiacchiera fino a notte fonda. Qualcuno a volte intona una canzone”. E allora, a distanza di mesi, ripensando alle sue parole, mi piace chiudere gli occhi e vedermi lì con loro, con la poltrona accanto a quel camino, nel silenzio di un inverno in mezzo al mar Egeo.
Mi immagino le voci e il profumo di cibo che arriva dalla cucina: meno insalate e più zuppe quando fa freddo. Chissà come dev’essere..In questi giorni ci sono 16 gradi ma il tasso di umidità è altissimo , all’85%. Non ci sono turisti.
E’ tutt’altra isola, ma può avere il suo fascino. Chi d’estate ha un’attività spesso si prende una pausa, passa il Natale nel continente, ad Atene. Ma chi è nato qui di andarsene non ci pensa nemmeno; si gusta il mare d’inverno. Molti ne approfittano della quiete e come api operose mettono tutto a punto per i mesi che verranno. Dalla pagina facebook di Andrea Valatsas che ha creato I love Paros , ci si può fare un’idea di un questa stagione sull’isola così diversa dalla nostra, così autentica. Ma dai manca poco, dopo questo cielo plumbeo, prima dell’estate, l’isola si risveglierà dal letargo coperta da un manto verde. Stay tuned!